Phenomena Journal (May 2023)

NARCISO ALLEATO NELLA LETTURA COSTRUTTIVA DEI VISSUTI

  • Antonio Capodilupo1

DOI
https://doi.org/10.32069/PJ.2021.2.183
Journal volume & issue
Vol. 5, no. 1
pp. 13 – 20

Abstract

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Il riferimento al narcisismo evoca, come stereotipo, la rappresentazione della persona che ama sé stessa in modo eccessivo, fredda manipolatrice per i propri fini, interessata agli altri per ottenere consenso e ammirazione. Il concetto, tuttavia, ha una configurazione più articolata, che, secondo Gabbard, spazia dal narcisismo patologico, comprendente il “grandioso”, indifferente ai bisogni degli altri, e il “vulnerabile”, insicuro e spesso allertato dal timore del rifiuto da parte degli altri, al narcisismo ad alto funzionamento, profilato da Rus, caratterizzato da un’alta percezione di sé e in grado di avere relazioni con gli altri, in quanto affascinante, attraente e interessato a comprendere l’altro. Inoltre, il narcisismo è spesso in comorbilità con tendenze ossessivo-compulsive, masochistiche, organizzazione borderline, abuso di sostanze, sex addiction, disturbi dell’umore o disturbi d’ansia. Le qualità positive del narcisismo sono facilitatrici di una buona riuscita negli impegni sociali, di vita e di lavoro, e possono essere utile alleato nel lavoro clinico. Le teorie e tecniche psicoterapeutiche, come, per esempio, la Logoterapia di Viktor Frankl, il modello interattivo sviluppato da Watzlawick, Beavin e D. Jackson, l’approfondimento del transfert narcisistico condotto da Kohut, testimoniano la possibilità di rileggere un’espressione o un evento con molteplici punteggiature. Nel presente contributo, quattro pazienti, che fanno la narrazione dei loro vissuti dolorosi, nel colloquio clinico, sono confrontati con interpretazioni costruttive del proprio sentimento e comportamento: Paolo, insofferente al controllo insulinico quotidiano, si scopre orgoglioso, con i suoi compagni di classe, per la sua capacità di autogestirsi; Assunta, psico-fisicamente esausta, rivolge l’impegno per dare premure anche a sé stessa; Daniela, abbandonata dal padre, considera le sue plurime identità (“maschere”) come adattamenti situazionali; Michela, che si tagliuzza le braccia, percepisce nel dolore provocato un sensore dell’essere in vita contro il vuoto delle delusioni subite. Tutti hanno avuto l’opportunità di sperimentarsi resilienti, poiché, come afferma Hoyt, il lavoro clinico promuove un’alleanza tra gli obiettivi del soggetto e le sue risorse.

Keywords