Iperstoria (Dec 2023)

Trauma e memoria in “The Refugees” di Viet Thanh Nguyen

  • Mirella Vallone

DOI
https://doi.org/10.13136/2281-4582/2023.i22.1385
Journal volume & issue
no. 22

Abstract

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Partendo dalla affermazione di Viet Thanh Nguyen che tutte le guerre sono combattute due volte, la prima sul campo di battaglia, la seconda nella memoria, questo contributo intende esaminare il modo in cui l’autore indaga gli effetti della guerra del Vietnam sui rifugiati e sulla generazione successiva nella raccolta di racconti The Refugees (2017). Per quanto riguarda i ricordi conflittuali della guerra, Nguyen nelle sue opere critiche e creative va alla ricerca di una memoria giusta che sia in grado di richiamare il passato in modo da rendere giustizia ai dimenticati, agli esclusi, agli oppressi, ai fantasmi. Lo scrittore invoca una complessa etica della memoria che ponga attenzione al ciclo vitale dei ricordi, alla loro produzione industriale, a come evolvono e cambiano. Secondo l’autore, l’arte gioca un ruolo centrale in questo lavoro etico perché, al suo meglio, è capace di opporsi al potere e alla guerra. In The Refugees Nguyen decostruisce la figura ricorrente del “buon rifugiato” e il mito della “nazione rifugio” creati dagli Americani per far fronte alla “difficile memoria” della guerra del Vietnam, sottolineando come l’intersecarsi di guerra, violenza e potere abbiano costretto i vietnamiti a una dislocazione forzata rendendo le loro vite infestate dalle perdite e dagli spettri del passato. Alla maniera teorizzata da Avery Gordon, i fantasmi, gli spettri e le identità indefinite che popolano i racconti di Nguyen sono la traccia spettrale di giustizie sociali irrisolte. La discontinuità del trauma e la sua problematica eredità sono esaminate in storie che si focalizzano sui rapporti intergenerazionali e invitano i lettori a mettersi eticamente in ascolto delle voci che provengono dalla “ferita che grida.”

Keywords