Between (Jun 2013)

Il viaggio nell’inconscio e la messa in scena del desiderio nell’opera ‘notturna’ di E.T.A. Hoffmann e W. Beckford

  • Stefania Acciaioli

DOI
https://doi.org/10.13125/2039-6597/922
Journal volume & issue
Vol. 3, no. 5

Abstract

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Il fantastico non è un mero ‘genere’ con motivi tipici ricorrenti, ma piuttosto un modo letterario di esprimere, obliquamente e allusivamente, in maniera quasi seduttiva e onirica, il confronto gnoseologico con l’ineffabile inesplicabilità dell’immaginario. Chi ne varca la soglia si trova ineludibilmente risucchiato in un vortice che lo avvolge progressivamente nelle sue spire attraendolo verso l’ignoto del confronto tra l’Io e l’Altro, lasciandolo, infine, spiazzato di fronte allo scacco conoscitivo dell’esperienza liminale del fantastico-unheimlich, che costituisce un irrisolvibile scarto rispetto al razionale paradigma di realtà. Hoffmann e Beckford, solo apparentemente personaggi così diversi, si confrontano specularmente con gli spazi dell’inconscio e la “retorica dell’indicibile”. Addentrandosi nel mondo dimidiato del fantastico-unheimlich, modalità espressiva e performativa dell’immaginario, trasgressiva e corrosiva per eccellenza, essi intraprendono, infatti, il loro viaggio di discesa nell’Io che, in ultima analisi, si rivela un’abile messa in scena del desiderio. L’analisi comparata degli Elixiere des Teufels e del Vathek mostra come desideri e pulsioni vengano inscenati mediante i paradigmi dell’abisso e del doppio insistentemente presenti a vari livelli non solo nelle due opere, ma anche costantemente reduplicati e intensificati a spirale nell’intero macrotesto a rappresentare la perturbante "coazione a ripetere" freudiana.

Keywords