Quaderni di Sociologia (Dec 1992)

Sistema o democrazia dei partiti?

  • Filippo Barbano

DOI
https://doi.org/10.4000/qds.6603
Journal volume & issue
Vol. 3
pp. 79 – 90

Abstract

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La corruzione che ha rivoluzionato le istituzioni e la vita politica in Italia, oltreché un fenomeno diffuso ha mostrato di essere stato intenzionalmente organizzato a vari livelli da più di un decennio. Piuttosto che una conseguenza dei «costi» della democrazia la corruzione si è rivelata come una conseguenza della occupazione del potere e delle lottizzazioni da parte dei partiti sostenuti da un ampio consenso nella loro classe dirigente a livello centrale e locale: regionale, provinciale e comunale. La partitocrazia ha giustificato il modo di vita predatorio dei partiti e la concezione della pluralità dei partiti come un «sistema» destinato a divenire, come divenne, un «regime dei partiti. L’Autore riprende il concetto di «sistema dei partiti» come proposto dalla Scienza Politica in Italia dagli anni Settanta in poi. Un «sistema» sempre più chiuso ed autoreferenziale, incompatibile con una democrazia pluralistica dei partiti come associazioni (art. 49 della Costituzione repubblicana italiana). Il concetto politologico di «sistema dei partiti» ha trovato la sua legittimazione, semantica prima ancora che teoretica, in tre postulati: il postulato della Unità del potere dei partiti; il postulato della Universalità della funzione dei partiti; ed il postulato della Indispensabilità delle istituzioni partitiche aggregate o consociate in un «sistema dei partiti». Rifacendosi alla critica dei postulati dell’analisi funzionale mertoniana l’Autore critica la concezione della pluralità dei partiti come «sistema», individuandone l’implicito funzionalismo, le conseguenze perverse; nonché la responsabilità intellettuale che può derivare alla scienza politica nell’avanzare determinate proposte concettuali nominalistiche ed astratte e che perdono di vista il contesto sociologico dei fenomeni politici.