SCIRES-IT (Jul 2014)

Criteri di indagine degli spazi voltati nell’ambito dell’architettura storica e in archeologia

  • Luca Cipriani,
  • Filippo Fantini,
  • Silvia Bertacchi

DOI
https://doi.org/10.2423/i22394303v3n2p101
Journal volume & issue
Vol. 3, no. 2
pp. 101 – 134

Abstract

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ItLo studio degli spazi voltati nell’ambito dell’architettura storica è un tema di grande interesse, che da sempre vede impegnati vari studiosi afferenti ad ambiti disciplinari diversi, dall’archeologia, alla storia dell’arte, alla conservazione. In tale contesto interdisciplinare molto spesso il ruolo di ingegneri ed architetti, che si occupano di indagare le matrici geometriche alla base della progettazione di tali spazi, viene relegato ad un ruolo accessorio rispetto a quello dei conservatori, che materialmente si occupano delle pratiche di manutenzione e di restauro. Con l’avanzare delle tecnologie di rilevamento, che spaziano con sempre maggiore affidabilità dalla documentazione dei caratteri morfologici superficiali a quelli più intrinseci alla base dei manufatti, quale può essere il ruolo attuale di chi si occupa di comprendere il progetto che generò tali ambienti? In altri termini, quel vasto patrimonio immateriale che sta alla base della concezione progettuale di un manufatto, specialmente se scaturito da una raffinata conoscenza matematica e geometrica, ha oggi un ruolo riconoscibile e sufficientemente autorevole rispetto all’ammontare di conoscenze tecniche che permettono alle “macchine” di funzionare?Con questo contributo si intende mostrare come l’integrazione di vari know-how legati sia alla modellazione reality-based che alla conoscenza dei criteri e degli strumenti di progettazione del passato, possa fornire un input sostanziale per l’intervento e per la conoscenza di manufatti caratterizzati da una evidente complessità geometrica e costruttiva. Per ricaduta si intende poi mostrare come la documentazione fine a se stessa, per quanto accurata, certificata e garantita attraverso le più avanzate tecnologie e metodologie integrate, non si configuri come base di scambio e di dialogo interdisciplinare. En The study of vaulted spaces in the context of the historic architecture is a topic of great interest, always engaged several scholars belonging to different fields of investigation, from archaeology, history of art and conservation. In this interdisciplinary context very often the role of engineers and architects, who are concerned to investigate the geometrical patterns underlying the design of these spaces, is relegated to be secondary and sometimes accessory when compared to restorers and maintenance experts. With the advance of remote sensing technologies, which provide an increasingly reliability of graphic documentation of morphological features, so much as intrinsic structural aspects of artefacts, comes up a question: which could be the current role of those involved in the comprehension of ancient designing process? In other words, the vast intangible heritage forming the basis of the designing process (made of a sophisticated knowledge of mathematics and geometry) has today a recognizable and sufficiently authoritative role with respect to the amount of technical knowledge in the field of restoration? This contribution aims at showing how the integration of various know-how relating to both reality-based modelling and knowledge of the ancient design criteria, can provide a substantial input to the intervention on ancient vaulted spaces characterized by high degree of geometrical complexity. The belief behind this investigation stems from the belief that “for its own sake” documentation, no matter how accurate, certified and guaranteed through the most advanced technologies and integrated methodologies, does not provide a true basis for exchange and interdisciplinary dialogue.

Keywords