Humanist Studies & The Digital Age (Nov 2012)

Filologia digitale (a partire dal lavoro per l’edizione informatica dello Zibaldone Laurenziano di Boccaccio)

  • Raul Mordenti

DOI
https://doi.org/10.5399/uo/hsda.2.1.2991
Journal volume & issue
Vol. 2, no. 1
pp. 37 – 56

Abstract

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The transformation of the text from the pre-information technology and Gutenberg modes to the model marked by information or digital technology is such that it substantially changes not only the concept of the text but also the nature of philology itself. This paper presents and discusses the problems encountered in producing a digital edition of the Zibaldone Laurenziano, Giovanni Boccaccio’s handwritten manuscript conserved in the Laurenziana Library in Florence (Pluteo XXIX, 8). The Medieval text in general, and even more with the case of a zibaldone-type text, has intrinsic characteristics that clash with the immobility and definitive nature typical of the print text. The digital edition has been defined by Lebrave as the “critical edition of the 21st century.” It can be based on hypertextuality and hypermediality, using the internet as a resource, and is perfectly able to render textual movement, restoring the text to its specific mobility. Il passaggio del testo dalla modalità pre-informatica e gutemberghiana, a quella segnata dall’informatica o digitale è tale da cambiare sostanzialmente non solo il concetto di testo ma anche la natura stessa della filologia. Il saggio presenta e discute i problemi incontrati nel lavoro volto a stabilire un’edizione critica informatizzata dello Zibaldone Laurenziano, manoscritto autografo di Giovanni Boccaccio, conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze (Pluteo XXIX, 8). Il testo medievale (e ancor più un testo del tipo-zibaldone) presenta delle caratteristiche intrinseche che entrano in contraddizione con l’immobilità e la natura definitiva tipiche del testo a stampa. L’edizione informatizzata, quella che si può basare sull’ipertestualità, sull’ipermedialità e sul ricorso alla rete, quella che Jean-Louis Lebrave ha definito come “l’édition critique au XXI.e siècle” (Lebrave 127), è perfettamente in grado di rendere il movimento testuale, restituendo al testo la sua rigorosa mobilità.