Iperstoria (Dec 2022)
“Da quella sponda”, “da questa sponda”
Abstract
Nel sempre più ampio bacino degli studi dedicati alla letteratura sulla migrazione, poco spazio è tuttora riservato alle migrazioni di ritorno. Il tema, già di interesse dall’inizio del ventesimo secolo, diventa cruciale nel contesto contemporaneo. L’articolo analizza la questione nella letteratura italoamericana del secondo Novecento assumendo la produzione di Luciano Cecchinel come case study. Il legame tra Cecchinel e la cultura americana è strettamente connesso alla storia del ramo materno della sua famiglia, i cui capostipiti presero parte alla Grande Emigrazione stabilendosi in Ohio. I suoi nonni dovettero poi tornare in Italia per problemi economici durante la Grande Depressione, separandosi dai parenti più prossimi che, rimasti oltreoceano, non incontrarono mai più. La loro figlia Annie, madre del poeta, soffrì l’allontanamento dagli affetti e da quella che considerava la sua patria, tanto da rifiutare inizialmente di apprendere la lingua italiana. Divenuta madre a sua volta, Annie contribuì a far apprendere al figlio la sua lingua, la lingua americana. In ragione di questa “odissea famigliare,” Cecchinel ha maturato quella che Du Bois definirebbe una “double-consciousness,” tale che Folco Portinari si chiede se l’autore sia “un poeta americano che scrive in italiano o un poeta italiano che traduce benissimo dall’inglese.” Questo tratto della sua poetica emerge nelle raccolte ‘americane’ sulla diaspora familiare, Lungo la traccia (2005) e Da sponda a sponda (2019), vincitrice del premio Viareggio per la poesia 2020. In queste opere, Cecchinel dà voce alle esperienze di diverse generazioni di migranti di ritorno. Anche sulla base di interviste con l’autore, l’articolo si propone di analizzare il suo viaggio poetico con il duplice obiettivo di esaminare le peculiarità tematiche e formali di queste raccolte e di fornire spunti metodologici per approcciare il tema della migrazione di ritorno.
Keywords