Between (Feb 2017)

Balzac peint les français: social satire and construction of ideal types in Les français peints par eux-mêmes.

  • Marilisa Moccia

DOI
https://doi.org/10.13125/2039-6597/1529
Journal volume & issue
Vol. 6, no. 12

Abstract

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Tra il 1840 e il 1842, negli stessi anni in cui prendeva forma quella che sarà di lì a poco la Comédie Humaine, furono dati alle stampe nove volumi dell’opera Les Français peints par eux-mêmes, pubblicata da Léon Curmer. L’opera vide la collaborazione di disegnatori e scrittori fra i quali Honoré de Balzac che contribuì al progetto scrivendo due voci l’épicier e la femme comme il faut. Les Français peints par eux-mêmes, definito nel sottotitolo Encyclopédie morale du XIXe siècle, è uno dei maggiori esempi di «letteratura panoramica», come ebbe a definirla Walter Benjamin (Benjamin 1979), e vi si mescolano caricatura e determinismo fisiologico impiegati per ritrarre, e non semplicemente descrivere, i tipi umani e sociali che popolano Parigi e la Provincia. L’introduzione di Léon Curmer e Jules Janin colloca il progetto globale dell’opera sotto l’etichetta di «tableau», già utilizzata da Louis-Sébastien Mercier (Mercier 1782), della società contemporanea messa al servizio della storia dei costumi. Da un lato, il dispositivo umoristico dell’opera scatena dall’idea di classificare gli uomini, svuotati della loro soggettività e degradati a tipi sociali, al pari delle specie animali e vegetali, ricalcando e “scoronando”, dunque, l’intento normalizzante dell’Enciclopedia dei lumi. Per questo motivo, la mise en page (ogni voce dell’opera è strutturata in type, tête de page, cul de lampe), contribuisce a creare un transtesto (Genette 1997), che stringe l’occhio al lettore del tempo, nutrito dalle opere di Buffon e Cuvier. Dall’altro, però, l’intento dichiaratamente “serio” dell’opera che deve occuparsi di spiegare, con intento pedagogico e attraverso l’escamotage dell’autoritratto, i francesi ai Francesi, suggerisce una seconda ipotesi: la società tutta è risibile perché ridicola è la borghesia del regno di Luigi Filippo. Il contributo si propone di indagare il tipo di satira che emerge dall’Opera, con una particolare attenzione per la voce dell’épicier scritta da Balzac.

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