Frontière·s (May 2022)

Confini e frontiere nell’Etruria nordorientale

  • Camilla Zeviani

DOI
https://doi.org/10.35562/frontieres.1001
Journal volume & issue
no. Supplément 1

Abstract

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Le frontiere sono una manifestazione materiale di costruzione e di mantenimento dell’identità, un tema particolarmente caro alla letteratura antropologica. Questo articolo presenta un’interpretazione dei cippi di confini, recuperati in Etruria nordorientale, una frontiera tra diverse realtà culturali, per illustrare le potenzialità di queste teorie applicate ai contesti antichi. L’attitudine e la visione del mondo etrusca fu molto orientata verso la costruzione di confini e frontiere: la minaccia rappresentata dall’ «altro» e dal «diverso», inaugurata dalle invasioni galliche e dall’ascesa militare di Roma durante il iv secolo a.C., non fece altro che acuire questa tradizionale e ben radicata visione della realtà. Incoraggiò infatti le potenti città dell’Etruria nordorientale, in particolare Perugia, Cortona e Fiesole, ad investire nella definizione dei confini e ad affermare da una parte un’identità di lignaggio, dall’altra un’identità «nazionale», per far fronte a realtà diverse, l’«altro», per l’appunto. Questi cippi di confine non rappresentarono che un «placebo» contro gli effetti dell’avanzata militare romana e la conseguente «crisi d’identità» originata dai vantaggiosi legami sia sociali che economici con Roma: i cippi rappresentarono un simbolo della solida identità etrusca, fatta di pratiche e tradizioni religiose e culturali, che includevano l’antico sistema di proprietà fondiaria, la cui dimensione sacra era ancora più risaltata dall’incisione della parola tular.