Between (Nov 2015)

La fine del mondo. Capitalismo e mutazione

  • Daniele Balicco

DOI
https://doi.org/10.13125/2039-6597/1810
Journal volume & issue
Vol. 5, no. 10

Abstract

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Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare un modo possibile di studiare la trasformazione radicale della vita quotidiana nelle società occidentali che, a partire da Pasolini, abbiamo iniziato a definire con il termine di mutazione. Proporrò tre ipotesi di ricerca possibili. Possiamo leggere la mutazione come un salto radicale nella storia dell’adattamento della specie umana all’habitat fisico e sociale nel quale vive? Oppure l’attuale trasformazione delle forme elementari della vita quotidiana, di cui tutti siamo testimoni, va interpretata, più semplicemente, come una metamorfosi culturale interna alla storia di lunga durata della “creatività distruttrice” del capitalismo? Infine, esiste un modo per provare a pensare la contemporaneità sovrapponendo queste due diverse logiche temporali? Interpretando il presente come risultato di una lotta fra temporalità a-sincrone, instabili, divergenti e in conflitto, interpreterò la ricorrenza sempre più frequente di rappresentazione estetiche della fine del mondo (in film, romanzi, teorie critiche) come sintomo di una più generalizzata crisi della capacità umana di simbolizzare il tempo. In parallelo, l’analisi, in un’ottica antropologica di lungo periodo, di alcuni consumi simbolici di massa – come videogiochi, pornografia, droghe, tatuaggi, etc…. – mostrerà, nel ritorno compulsivo di riti di iniziazione bloccati, la richiesta inconsapevole di un’esperienza qualitativa del tempo che il nuovo presente microelettronico non conosce e non sa ancora pensare.

Keywords