Altre Modernità (May 2022)

Cantare il trauma: la voce franta diffratta universale di Diamanda Galás

  • Stefano Lombardi Vallauri

DOI
https://doi.org/10.54103/2035-7680/17806

Abstract

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L’opera di Diamanda Galás (San Diego, 1955) costituisce un primo caso storico di sintesi totale nell’arte vocale, poiché implica una competenza compositivo-performativa che include tutti gli stili di canto, dotto e popolare, e tutte le tecniche fonatorie esistenti, anche estreme e anomale. Secondo una concezione politica dell’arte, tale versatilità tecnico-stilistica è messa al servizio dell’espressione del trauma, del male inflitto e subìto dall’umanità. A tal fine la voce dà forma sonora sia all’identità del carnefice sia all’identità della vittima, cosicché l’unità dell’azione vocale rappresenta l’intrinseca ambivalenza morale dell’uomo. L’uso galásiano della voce dimostra che il materiale vocale traumatico non è espressivamente neutralizzabile, riducibile a elemento di una combinatoria puramente formale. L’opera di Galás funge dunque da paradigma per una riflessione generale sull’estetica del trauma, dove si rivela strutturale la funzione dell’antifrasi: ai fini della trascendenza estetica, l’arte non può fare a meno del trauma.

Keywords