M@GM@ (Aug 2017)

I miti della Modernità e la Modernità come mito nel Trattato di Sociologia Generale di Vilfredo Pareto

  • Maria Luisa Maniscalco

Journal volume & issue
Vol. 15, no. 01

Abstract

Read online

Vilfredo Pareto è una figura chiave nelle scienze sociali i cui contributi hanno interessato diverse discipline dall’economia alla sociologia, alla scienza politica (Femia, Marshall, 2012). Attento e critico osservatore dei suoi tempi che leggeva alla luce di informazioni e dati provenienti da una pluralità eclettica di fonti – dai classici dell’antichità agli studi coevi, dai padri della Chiesa alle cronache dei giornali – si distinse per una originalità di analisi che rasenta la stravaganza. Pur debitore di una molteplicità di autori e teorie, nondimeno Pareto espresse una sua specificità componendo un mosaico articolato e coerente in cui i reciproci rimandi offrono ogni volta nuove visuali, si strutturano in griglie concettuali, in micro modelli e teorie di medio raggio ancora tutti da esplorare e sviluppare. Conscio della sua singolarità e del suo talento, si compiaceva della solitudine e coltivava la marginalità considerandole fondamentali per la libertà di pensiero e di espressione. Come sociologo si propose l’elaborazione di un’“altra sociologia” (Valade, 1990), concentrando la sua attenzione sia sulla parte costante dei fenomeni sociali, cioè sulla struttura interna delle condotte (le motivazioni irriflesse della vita sociale) sia su quella più mutevole, cioè sulle relative giustificazioni, sui principi costitutivi di una logica del “non logico”, dando rilevanza allo svelamento dei meccanismi compositi che producono gli universi simbolici della società. Secondo Pareto, all’osservazione immediata i fenomeni sociali si presentano in forme mutevoli, manifestate attraverso le rappresentazioni collettive, i costumi, le ideologie che sono la risultante di una trama di relazioni e di azioni. Queste ultime si suddividono in “azioni logiche” che sono «almeno per la parte principale, il risultato di un ragionamento» e in “azioni non logiche” che «hanno origine principalmente da un determinato stato psichico» (Pareto, 1916 § 161) che, per amore di brevità, egli stesso chiama in maniera intercambiabile “residui” o sentimenti. Definisce “logiche” le azioni che presentano un nesso coerente tra mezzi e fini sia dal punto di vista soggettivo dell’attore sia da un punto di vista oggettivo di un osservatore con una maggiore (scientifica) conoscenza. Le azioni “non logiche” sono semplicemente tutte quelle che non soddisfano le suddette condizioni; il che, secondo Pareto, non vuol dire che siano irrazionali (Pareto, 1916 § 150), ma che rispondono piuttosto ad altre logiche basate su principi espressivi, giustificativi, persuasivi e non dimostrativi come quelli della scienza. D’altronde, secondo Pareto, il pensiero razionale rappresenta un settore molto limitato nella vasta produzione delle idee; un’organizzazione sociale esclusivamente basata su esso è un’utopia in quanto «una società determinata esclusivamente dalla “ragione” non esiste e non può esistere» (Pareto, 1916 § 2143).

Keywords