Rivista di Storia dell'Educazione (Nov 2017)
History of the Nutrition Education in Twentieth Century Italy
Abstract
Abstract (IT) Nel Novecento il posto centrale per l’educazione alimentare fu occupato dalla famiglia, in cui i bambini acquisivano le principali indicazioni sul cibo. La scuola svolse un ruolo importante non tanto nell’educazione al consumo quanto nella conservazione delle tradizionali distinzioni di genere riguardo all’alimentazione. Anche le differenze di classe negli stili alimentari furono particolarmente forti, almeno fino al boom economico. Per fronteggiare la scarsità di cibo, nella prima guerra mondiale la propaganda politica contrastò le convinzioni più diffuse sull’alimentazione. Il fascismo si rivolse soprattutto alle donne, attribuendo particolare importanza all’economia domestica, perché dovevano usare in cucina i prodotti italiani e risparmiare il più possibile. La popolazione era stata educata a essere parsimoniosa, ma a partire dagli anni Sessanta attraverso la pubblicità gli italiani furono invitati a consumare sempre di più. Nella prima metà del secolo le abitudini alimentari erano state influenzate soprattutto dalla propaganda politica. Nella seconda metà del secolo la propaganda commerciale acquisì la posizione centrale e l’immagine dei prodotti alimentari diventò più importante del loro contenuto. L’assenza di educazione al consumo prese il posto della mancanza di cibo come minaccia alla salute degli italiani. Le prime associazioni dei consumatori si impegnarono per promuovere l’educazione alimentare, mentre l’azione dello Stato fu insufficiente e inadeguata. L’attenzione per l’educazione al consumo e il suo insegnamento a scuola aumentò soltanto dopo lo scandalo del vino al metanolo (1986).