IANUS Diritto e Finanza (Dec 2023)
La “personalità ambientale”: un nuovo principio di diritto per la giustizia climatica?
Abstract
Nel 2008, la nuova Costituzione ecuadoriana è diventata il primo documento giuridico a riconoscere i diritti della Natura, concretizzando legalmente l’importante invito di Christopher Stone del 1972 e l’appello di Thomas Berry e Cormac Cullinan a una Earth Jurisprudence. Nel corso del decennio successivo, sono sorte iniziative costituzionali, legislative e giudiziarie in un numero crescente di giurisdizioni, dalla Bolivia all’India, dalla Nuova Zelanda alla Colombia, segnando l’articolazione pratica di questa nuova teoria giuridica come uno dei movimenti in più rapida crescita del ventunesimo secolo. In un arco di tempo così relativamente breve si possono già individuare tre fasi all’interno del movimento: dopo un iniziale focus sull’accettazione della Natura come titolare dei diritti, si è verificato uno spostamento verso l’identificazione di detto titolare dei diritti come persona giuridica. Poiché tale identificazione era tutt’altro che incontrovertibile, e in risposta alle numerose critiche avanzate verso l’uso di categorie di personalità ereditate dalla tradizione giuridica latina, il movimento vive ora una terza fase, in cui il focus diventa la creazione di una nuova categoria di personalità, provvisoriamente chiamata “persona ambientale”. Anche se ancora proteiforme, l’emergere di una categoria così nuova rappresenta comunque un terreno fertile per il dialogo inter-giurisdizionale e inter-normativo sulla giustizia climatica e sugli obblighi etici delle istituzioni di governance globale. In un’epoca di incertezza sociale globale indotta dal clima, la “personalità ambientale” potrebbe emergere come un nuovo principio di diritto internazionale? / 𝐼𝑛 2008, 𝑡ℎ𝑒 𝑛𝑒𝑤 𝐸𝑐𝑢𝑎𝑑𝑜𝑟𝑖𝑎𝑛 𝐶𝑜𝑛𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑏𝑒𝑐𝑎𝑚𝑒 𝑡ℎ𝑒 𝑓𝑖𝑟𝑠𝑡 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙 𝑑𝑜𝑐𝑢𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑐𝑜𝑔𝑛𝑖𝑧𝑒 𝑁𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 𝑎𝑠 ℎ𝑎𝑣𝑖𝑛𝑔 𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡𝑠, 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙𝑙𝑦 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑟𝑒𝑡𝑖𝑧𝑖𝑛𝑔 𝐶ℎ𝑟𝑖𝑠𝑡𝑜𝑝ℎ𝑒𝑟’𝑠 𝑆𝑡𝑜𝑛𝑒 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜𝑢𝑠 1972 𝑖𝑛𝑣𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑎𝑛𝑑 𝑇ℎ𝑜𝑚𝑎𝑠 𝐵𝑒𝑟𝑟𝑦 𝑎𝑛𝑑 𝐶𝑜𝑟𝑚𝑎𝑐 𝐶𝑢𝑙𝑙𝑖𝑛𝑎𝑛’𝑠 𝑐𝑎𝑙𝑙 𝑡𝑜 𝑎𝑛 𝐸𝑎𝑟𝑡ℎ 𝐽𝑢𝑟𝑖𝑠𝑝𝑟𝑢𝑑𝑒𝑛𝑐𝑒. 𝑂𝑣𝑒𝑟 𝑡ℎ𝑒 𝑒𝑛𝑠𝑢𝑖𝑛𝑔 𝑑𝑒𝑐𝑎𝑑𝑒, 𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡𝑠 𝑜𝑓 𝑁𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 𝐶𝑜𝑛𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙, 𝑙𝑒𝑔𝑖𝑠𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝑗𝑢𝑑𝑖𝑐𝑖𝑎𝑙 𝑖𝑛𝑖𝑡𝑖𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒𝑠 𝑎𝑟𝑜𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝑎 𝑔𝑟𝑜𝑤𝑖𝑛𝑔 𝑛𝑢𝑚𝑏𝑒𝑟 𝑜𝑓 𝑗𝑢𝑟𝑖𝑠𝑑𝑖𝑐𝑡𝑖𝑜𝑛𝑠, 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝐵𝑜𝑙𝑖𝑣𝑖𝑎 𝑡𝑜 𝐼𝑛𝑑𝑖𝑎, 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝑁𝑒𝑤 𝑍𝑒𝑎𝑙𝑎𝑛𝑑 𝑡𝑜 𝐶𝑜𝑙𝑜𝑚𝑏𝑖𝑎, 𝑚𝑎𝑟𝑘𝑖𝑛𝑔 𝑡ℎ𝑒 𝑝𝑟𝑎𝑐𝑡𝑖𝑐𝑎𝑙 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑐𝑢𝑙𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑜𝑓 𝑡ℎ𝑖𝑠 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑙 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙 𝑡ℎ𝑒𝑜𝑟𝑦 𝑎𝑠 𝑜𝑛𝑒 𝑜𝑓 𝑡ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑠𝑡𝑒𝑠𝑡 𝑔𝑟𝑜𝑤𝑖𝑛𝑔 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙 𝑚𝑜𝑣𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑠 𝑜𝑓 𝑡ℎ𝑒 𝑡𝑤𝑒𝑛𝑡𝑦-𝑓𝑖𝑟𝑠𝑡 𝑐𝑒𝑛𝑡𝑢𝑟𝑦. 𝑂𝑣𝑒𝑟 𝑠𝑢𝑐ℎ 𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒𝑙𝑦 𝑏𝑟𝑖𝑒𝑓 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑 𝑜𝑓 𝑡𝑖𝑚𝑒, 𝑡ℎ𝑟𝑒𝑒 𝑝ℎ𝑎𝑠𝑒𝑠 𝑐𝑎𝑛 𝑎𝑙𝑟𝑒𝑎𝑑𝑦 𝑏𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑒𝑑 𝑤𝑖𝑡ℎ𝑖𝑛 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑜𝑣𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡: 𝑎𝑓𝑡𝑒𝑟 𝑎𝑛 𝑖𝑛𝑖𝑡𝑖𝑎𝑙 𝑓𝑜𝑐𝑢𝑠 𝑜𝑛 𝑡ℎ𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑒𝑝𝑡𝑎𝑛𝑐𝑒 𝑜𝑓 𝑁𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 𝑎𝑠 𝑎 𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡-ℎ𝑜𝑙𝑑𝑒𝑟, 𝑎 𝑠ℎ𝑖𝑓𝑡 𝑜𝑐𝑐𝑢𝑟𝑟𝑒𝑑 𝑡𝑜𝑤𝑎𝑟𝑑 𝑡ℎ𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑜𝑓 𝑠𝑎𝑖𝑑 𝑟𝑖𝑔ℎ𝑡-ℎ𝑜𝑙𝑑𝑒𝑟 𝑎𝑠 𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛. 𝑆𝑖𝑛𝑐𝑒 𝑠𝑢𝑐ℎ 𝑎𝑛 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑤𝑎𝑠 𝑓𝑎𝑟 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝑢𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑎𝑙, 𝑎𝑛𝑑 𝑖𝑛 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑜𝑛𝑠𝑒 𝑡𝑜 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜𝑢𝑠 𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑞𝑢𝑒𝑠 𝑎𝑑𝑣𝑎𝑛𝑐𝑒𝑑 𝑡𝑜𝑤𝑎𝑟𝑑 𝑡ℎ𝑒 𝑢𝑠𝑒 𝑜𝑓 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑔𝑜𝑟𝑖𝑒𝑠 𝑜𝑓 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛ℎ𝑜𝑜𝑑 𝑖𝑛ℎ𝑒𝑟𝑖𝑡𝑒𝑑 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝑡ℎ𝑒 𝑅𝑜𝑚𝑎𝑛 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑙 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑡𝑖𝑜𝑛, 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑜𝑣𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑛𝑜𝑤 𝑖𝑛ℎ𝑎𝑏𝑖𝑡𝑠 𝑎 𝑡ℎ𝑖𝑟𝑑 𝑝ℎ𝑎𝑠𝑒, 𝑖𝑛 𝑤ℎ𝑖𝑐ℎ 𝑡ℎ𝑒 𝑓𝑜𝑐𝑢𝑠 𝑏𝑒𝑐𝑜𝑚𝑒𝑠 𝑡ℎ𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛 𝑜𝑓 𝑎 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑔𝑜𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛ℎ𝑜𝑜𝑑, 𝑡𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒𝑙𝑦 𝑐𝑎𝑙𝑙𝑒𝑑 ‘𝑒𝑛𝑣𝑖𝑟𝑜𝑛𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛ℎ𝑜𝑜𝑑’. 𝐴𝑙𝑏𝑒𝑖𝑡 𝑠𝑡𝑖𝑙𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑡𝑒𝑎𝑛, 𝑡ℎ𝑒 𝑒𝑚𝑒𝑟𝑔𝑒𝑛𝑐𝑒 𝑜𝑓 𝑠𝑢𝑐ℎ 𝑎 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑡𝑒𝑔𝑜𝑟𝑦 𝑛𝑜𝑛𝑒𝑡ℎ𝑒𝑙𝑒𝑠𝑠 𝑟𝑒𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑠 𝑎 𝑓𝑒𝑟𝑡𝑖𝑙𝑒 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎𝑖𝑛 𝑓𝑜𝑟 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑗𝑢𝑟𝑖𝑠𝑑𝑖𝑐𝑡𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙 𝑎𝑛𝑑 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟-𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑑𝑖𝑎𝑙𝑜𝑔𝑢𝑒 𝑎𝑟𝑜𝑢𝑛𝑑 𝑐𝑙𝑖𝑚𝑎𝑡𝑒 𝑗𝑢𝑠𝑡𝑖𝑐𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝑡ℎ𝑒 𝑒𝑡ℎ𝑖𝑐𝑎𝑙 𝑜𝑏𝑙𝑖𝑔𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛𝑠 𝑜𝑓 𝑔𝑙𝑜𝑏𝑎𝑙 𝑔𝑜𝑣𝑒𝑟𝑛𝑎𝑛𝑐𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑖𝑜𝑛𝑠. 𝐼𝑛 𝑎 𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑜𝑓 𝑔𝑙𝑜𝑏𝑎𝑙 𝑐𝑙𝑖𝑚𝑎𝑡𝑒-𝑖𝑛𝑑𝑢𝑐𝑒𝑑 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙 𝑢𝑛𝑐𝑒𝑟𝑡𝑎𝑖𝑛𝑡𝑦, 𝑐𝑜𝑢𝑙𝑑 ‘𝑒𝑛𝑣𝑖𝑟𝑜𝑛𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛ℎ𝑜𝑜𝑑’ 𝑒𝑚𝑒𝑟𝑔𝑒 𝑎𝑠 𝑎 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑖𝑛𝑐𝑖𝑝𝑙𝑒 𝑜𝑓 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑡𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑤?