Humanities (Oct 2017)
L’insorgenza messinese del 1847
Abstract
Non è nient’altro che un puntino, l’insorgenza messinese del 1° settembre 1847; quattro ore di rivolta, dal primo pomeriggio al calar del sole. Eppure serve richiamare quel minuscolo événement, e non solo per rinverdire la memoria locale, come si fece due anni fa in quel di Messina, all’incrocio di via Primo Settembre con la piazza del Duomo, con tanto di gonfalone municipale, assessore e storico “di strada”. Quell’insorgenza di 240 minuti si include in un movimento di più lunga durata, quello dei movimenti dal basso, dei movimenti popolari ottocenteschi in Sicilia, che prendono l’avvio nel 1820-21, passano per il ’48, il ‘60 e il ’66, per andare ai Fasci siciliani. Quasi un secolo di varie forme di resistenza, intrecciate alla storia del popolo siciliano, che smentisce categoricamente il gattopardesco “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Marx e Gramsci, in tempi diversi, videro bene come andavano le cose: le élites, sì, gattopardesche; i movimenti irriducibilmente contestatori, talvolta rivoluzionari. Lo si vedrà anche nel “breve” Novecento: dal movimento contadino al movimento antimafia. Siciliani “con difficoltà”, come suggeriva Sciascia, perché è stata sempre pagata, e cara, questa siciliana interpretazione della “modernità”.