Giornale di Clinica Nefrologia e Dialisi (Jul 2013)

Il consenso informato in aferesi: il punto di vista del nefrologo

  • Gaspare Elios Russo,
  • Tania Gnerre Musto,
  • Massimo Testorio,
  • Anna Rita D’Angelo,
  • Silvia Lai,
  • Barbara Borzacca,
  • Augusto Morgia,
  • Monica Serraiocco,
  • Marta Casarci,
  • Alessandra Nunzi,
  • Andrea Martinez

DOI
https://doi.org/10.33393/gcnd.2013.1094
Journal volume & issue
Vol. 25, no. 4_suppl

Abstract

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L'aferesi ha conosciuto nel tempo, per evoluzione dei materiali d'uso, diversificazione delle tecniche e possibilità di impiego clinico, un progresso tale da rappresentare un presidio terapeutico complesso che richiede specifiche conoscenze e competenze. In Europa, questa attività clinica è stata gestita in maniera poco attenta, tanto che, a oggi, non si riconoscono specifici ambiti di impiego né settori di utenza. Per tale motivo, nel 1993, si è costituito, in seno alla Società Italiana di Nefrologia, il Grappo di Studio dell'aferesi terapeutica. Infatti, in assenza di una specifica o univoca indicazione terapeutica, si rende necessario l'approccio multidisciplinare, che dovrà approdare alla redazione di Linee Guida condivise e a idonei marker di appropriatezza e di efficacia della terapia. Il consenso informato, espressione della volontà del cittadino malato che autorizza il medico a compiere uno specifico trattamento medico-chirurgico, acquisisce un ruolo fondamentale anche nell'ambito dell'aferesi terapeutica. Il medico non ha il “diritto di curare”, ma solo la “potestà” e la “facoltà” di curare su richiesta del paziente, al di fuori dei casi di emergenza. Pertanto, il consenso non è solamente un obbligo deontologico-contrattuale ma l'atto che legittima il trattamento per ogni singolo paziente. Quindi, suggeriamo un percorso standard per l'acquisizione del consenso nell'ambito dell'aferesi.

Keywords