Enthymema (Dec 2016)

Pratica medica e trascendenza in Gehirne (1916) di Gottfried Benn

  • Tommaso Meozzi

DOI
https://doi.org/10.13130/2037-2426/7208
Journal volume & issue
Vol. 0, no. 16
pp. 80 – 89

Abstract

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L’articolo analizza Gehirne (1916) di Gottfried Benn, evidenziando come attraverso il rapporto medico-paziente siano elaborati nuclei psicologici profondi che riguardano sia le gerarchie sociali (il rapporto tra il medico Rönne e i «borghesi») che, ad un livello inconscio, la relazione padre-figlio. La «prosa assoluta» di Benn, parificando il vivente nel continuo divenire e nell'impotenza di fronte alla morte, è vista in questa prospettiva come un mezzo per eliminare la competizione edipica. Allo stesso tempo essa veicola una critica al linguaggio quotidiano, fondato su illusorie differenze vissute narcisisticamente e aggressivamente verso gli altri. Al linguaggio delle «individualità», Benn oppone una prosa ad alto contenuto analogico che frantuma le autorappresentazioni dell'io e proietta un eros fusionale (si parlerà di qualità «tattile» della vista) nei vuoti di significato che vengono a crearsi. The article analyses Gehirne (1916) by Gottfried Benn and focuses on the doctor-patient relationship which involves social hierarchies (the relationship between doctor Rönne and the «bourgeois») as well as the unconscious father-son tie. The article analyses how Benn’s «absolute prose» avoids the Oedipal competition by stressing the constant evolution of being and the equal impotence of men facing death. At the same time, Benn’s prose criticizes the everyday language based on illusory, narcisistic differences, and on aggressive ideologies. To this language of «individuality» Benn opposes an analogical prose which questions the representations of self, and which projects an erotic, «tactile» sight in the lack of meaning.

Keywords