Medea (Jul 2016)

Sottocodice iconico ed esoterico in alcuni esempi di Manuel Machado

  • Stefano Bazzaco

DOI
https://doi.org/10.13125/medea-2441
Journal volume & issue
Vol. 2, no. 1

Abstract

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Verso la fine del XIX secolo le consuetudini letterarie dovettero necessariamente adattarsi a nuovi orizzonti comunicativi e la parola poetica si convertì in strumento imprescindibile ai fini di trasmettere una pluralità simbolica intimamente ancorata alle regioni profonde dell’animo umano. Lo spostamento da un lato comportò la creazione di uno spazio teorico di assimilazione tra i diversi medium artistici, dall’altro la ricerca di significati soggiacenti che potessero convertire la poesia in una sorta di teologia deviata fatta di viaggi mentali, sovreccitazioni sensoriali e contemplazioni misteriche. Proprio in tale ambito di analisi, le nuove forme di misticismo religioso che condividevano con la sensibilità modernista l’abbandono del dogma e l’attenzione per le forme dell’interiorità penetrarono in Europa e condizionarono le stesse pratiche creative. In risposta a ciò, alcuni poeti di fine secolo, tra cui Verlaine, Rubén Darío e Manuel Machado, aderirono al nuovo gusto decadente e simbolista, coscienti dell’insufficienza speculativa della parola funzionale in un mondo ormai ridotto all’infinita compravendita di oggetti-feticcio: il loro atto di ribellione verso una tradizione codificata impose infine una ristrutturazione di alcuni principi di fruizione, contemplazione e attraversamento degli stessi prodotti artistici, ora considerati caotici contenitori di segni, simulacri fisici di una realtà trascendente instabile e difficilmente afferrabile. Questo studio intende fornire alcune chiavi di lettura di Alma (1902), la prima raccolta di Manuel Machado capace di fondere forme iconiche ed estasi esoterica in una modalità espressiva originale e altamente suggestiva.

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