Enthymema (Jun 2017)

Note su un'erotica narrativa attraverso Iser e Girard

  • Teodoro Patera

DOI
https://doi.org/10.13130/2037-2426/8355
Journal volume & issue
Vol. 0, no. 18
pp. 121 – 135

Abstract

Read online

Wolfgang Iser ha sostenuto la necessità di abbandonare l’ermeneutica per abbracciare un’erotica dell’arte. Liberandosi dell’ontologia del significato, bisognerà interrogarsi sui fenomeni messi in atto dall’incontro tra testo e lettore, incontro di due indeterminatezze che è trattato con un vocabolario dell’intersoggettività. Quello descritto da Iser è un dispositivo di desiderio che attiva una riconfigurazione dell’identità in forza di una mediazione narrativa, dispositivo che in questo contributo si propone d’integrare con la teoria del desiderio mimetico di René Girard. La teoria girardiana può essere letta alla luce dei risvolti estetici della rivalità mimetica, che conducono l’essere umano a porsi sulla scena del mondo come agente creativo, proprio in quanto necessitante del riflesso di un’alterità in risposta a un’esigenza di completezza. La lettura incrociata di questi due autori potrà mostrare un’altra via della mimesi, da intendersi né come rappresentazione né come tendenza all’imitazione, ma come strategia di soggettivazione estetica. Wolfgang Iser argues in favour of disavowing hermeneutics for embracing an erotic of art. Phenomena involved in the encounter between the text and the reader – that is a dialogue between two indeterminacies falling within an intersubjective semantics – should be investigated, by rejecting the ontology of meaning. Iser describes a ‘dispositive’ of desire that brings about a redrawing of the identity by means of a narrative mediation. The paper aims to integrate this dispositive with Girard’s mimetic theory. Girard’s theory of desire may be restated by taking into account the esthetical implications of mimetic rivalry. The ontological lack of the subject and his demand for completeness through the assimilation of the other make the human subject a creative agent. A cross-reading of the two theorists’ contributions will reveal an alternative way to conceive mimesis. It will be described neither as representation nor as imitation, but rather as a strategy of esthetical subjectivation.

Keywords