Reti Medievali Rivista (Nov 2011)

Insediamento, territorio e formule notarili: una verifica (Verona, IX-XII secolo)

  • Andrea Brugnoli

DOI
https://doi.org/10.6092/1593-2214/310
Journal volume & issue
Vol. 12, no. 2

Abstract

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L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo e la sua conoscibilità attraverso le tecniche ubicatorie utilizzate dai notai costitiscono un tema classico nella storiografia italiana della seconda metà del Novecento. La documentazione prodotta nel territorio veronese ben si presta per una verifica delle ipotesi e la formulazione di alcune linee guida per l’interpretazione delle formule notarili per quanto attiene all’insediamento e alla territorialità di villaggio. Il numero di documenti prodotti e conservati nel Veronese per i secoli IX-XII, e la loro omogeneità quanto a istituzioni che ce li hanno conservati e tramandati, permette di affrontare una complessa analisi che deve considerare diverse variabili. Sul piano documentario si tratta di possibili varietà, al limite dell’individualità, di formulari e di usi notarili; a queste si uniscono differenze geografiche, di assetti proprietari, dello sviluppo di presenze signorili e di pratiche agrarie, oltre che di popolamento che caratterizzano questo territorio. In particolare la varietà del quadro geografico, equamente suddiviso tra una fascia collinare di non disprezzabile estensione, una fascia di pianura asciutta e irrigua e una di bassa pianura soggetta a esondazioni si prospettava come un elemento positivo per identificare i diversi fattori attivi nella costruzione dell’insediamento rurale, la sua organizzazione e rappresentazione. Il presupposto di partenza è che le formule ubicatorie siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. L’intento è quello di evidenziare i molteplici fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.

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