Álabe (Jan 2020)
La puerta a la entropía generativa
Abstract
Aprire un libro ha significato all’inizio della mia vita aprire faticosamente - la maniglia era troppo alta per me - una porta, quella dello studio di mio padre, della sua biblioteca. Trovare il modo di entrare nel suo mondo per cercare di capire che cosa fosse. Un mondo di apparente solitudine. Lui nel suo studio da solo. Ma nelle sue mani, nei suoi gesti, nei suoi occhi, nelle ore chiuso là dentro sentivo che accadeva qualcosa, come se in quell’affollarsi di libri, di sequenze ordinate di segni, uguali eppure sempre diversi per me ancora incapace di leggere, ci fosse stato un mondo in cui poter entrare, da cui poter essere accolto, un paesaggio da vedere sempre diverso come quel divenire del suo volto, del suo corpo, le cui posizioni, espressioni erano in continua trasformazione. Là accadeva sempre qualcosa, sia che fosse affondato nella sua poltrona, sia che fosse seduto alla sua scrivania, ora dritto come impegnato in una disciplina più grande di lui, ora piegato, ripiegato su se stesso, finalmente a suo agio rispetto ad un interlocutore che non riuscivo a vedere e a sentire.
Keywords