M@GM@ (Aug 2017)

Derivazioni, ripetizione, manipolazione: note sulla recezione implicita di Vilfredo Pareto negli Stati Uniti

  • Angela Maria Zocchi

Journal volume & issue
Vol. 15, no. 01

Abstract

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Parlare di Pareto, oggi, significa occuparsi di un classico della sociologia che è stato oggetto di una ricezione/recezione discontinua, non solo in Europa ma anche, forse soprattutto, in America. Se negli anni Venti James Harvey Robinson scriveva che la teoria dei residui e delle derivazioni di Pareto si poteva annoverare tra le grandi scoperte scientifiche, è anche vero che la figura di Pareto ha suscitato riserve e perplessità, e che i suoi meriti «furono riconosciuti soltanto dieci anni dopo la sua morte, e per di più in America» (Coser [1977] 1983, p. 582), in particolare ad Harvard (Femia, Marshall 2012). Si pensi ad esempio a Parsons, che negli anni Trenta, ne La struttura dell’azione sociale, richiama ampiamente Pareto (Parsons [1937] 1968), o anche a Merton, il quale, sebbene non sia stato mai molto attratto dalle analisi paretiane (cfr. Coser 1975, p. 96; Coser [1977] 1983, p. 585), nell’intervista rilasciata ad Anna Di Lellio ha ricordato il grande interesse con il quale seguì i seminari di Henderson su Pareto (cfr. Di Lellio 1985, p. 17). E in effetti, negli anni Trenta gli Stati Uniti sono stati estremamente recettivi nei confronti dell’opera di Pareto. Successivamente, però, questo interesse si è fortemente ridimensionato, per poi riaccendersi negli anni Cinquanta e Sessanta, non solo in America ma anche in Europa, come testimoniato, fra l’altro, dall’attenzione riservata a Pareto da Raymond Aron ([1967] 1989). Una ricezione/recezione discontinua, quindi, che ha caratterizzato anche i decenni successivi e il nuovo millennio (cfr. Federici 1991, 1999, 2016), con studi che hanno cercato di rispondere anche a un inquietante interrogativo (cfr. Cirillo 1983; Femia e Marshall 2012): se Pareto fosse vissuto più a lungo, si sarebbe opposto al fascismo? Ciò premesso, partendo dalla distinzione tra ricezione e recezione, il paper intende strutturare una riflessione sulla recezione di Pareto negli Stati Uniti. Non mi soffermerò, però, sulla recezione esplicita, ad esempio quella di Parsons o quella critica di Wright Mills, bensì su quella implicita considerando, in particolare, un interessante testo di un famoso linguista americano: La libertà di chi? di George Lakoff. Scopo del lavoro è mettere in luce la prossimità teorica tra la struttura argomentativa di questo testo sulla libertà e alcune parti del Trattato di Sociologia Generale di Vilfredo Pareto, che, nonostante si presenti all’apparenza «come un’immensa massa di fatti e di teorie, in un disordine formale notevole» (Bousquet 1954, p. XI), non smette di sorprendere il lettore per la sua attualità (cfr. Mongardini 2009) e per la lucidità con cui riesce a mettere a fuoco alcune fondamentali strategie di manipolazione.

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