Testo & Senso (May 2016)
Sulla Rete come i piccioni in una gabbia. I padroni di Internet e della nostra intelligenza
Abstract
Secondo una letteratura fiorente, che annovera tra gli altri Nicholas Carr, Manfred Spietzer, Naomi S. Baron, Internet e più in generale le nuove tecnologie minano le basi della nostra intelligenza, o almeno dell’intelligenza così come formata dalla rivoluzione della stampa. Stupidità, demenza, distrazione, incapacità di concentrazione stabile sono, in questa visione, stati mentali ineluttabili della nostra attuale, permanente e contemporanea esposizione a dispositivi mobili, app, social media e piattaforme delle reti. In questo articolo, sostengo tuttavia, con l’aiuto delle considerazioni e delle riflessioni di Marcel O’Gorman e Eugeny Morozov e Jonathan Crary soprattutto, che il vero effetto di distrazione non è causato tanto dai nuovi media quanto da un’ideologia della tecnologia e del mercato funzionale a una monetizzazione e un’espropriazione dell’organizzazione sociale, del lavoro e della vita delle persone. La progettazione e la diffusione pervasiva di prodotti e piattaforme che, sfruttando studi sugli abiti comportamentali dell’uomo e tecniche sperimentate di lavaggio del cervello, creano abitudini d’uso attraverso l’azionabilità immediata degli smartphone ed esternalizzano il vissuto quotidiano attraverso la condivisone sulla Rete, provano che a essere in gioco non è l’intelligenza, ma la libertà di essere intelligenti.