Lingue e Linguaggi (Dec 2015)

Translating Old Negatives by Alasdair Gray. Rendering a poetics of “absences an reverses”

  • Daniela Salusso

DOI
https://doi.org/10.1285/i22390359v14p7137
Journal volume & issue
Vol. 14, no. 0
pp. 137 – 148

Abstract

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Abstract - The most noticeable feature of Alasdair Gray’s first collection of poems is the predominance of loss, absence, and void in all its manifestations. The absence is mostly of love and the beloved ones, either dead or gone, but also of meaning, of God, of light and warmth. So, my translation of Old Negatives focused primarily on the analysis of this poetics of what he himself calls “absences and reverses”, accounting for the linguistic phenomena of negation. This article concentrates on the translation strategies, as well as the actual solutions, adopted in order to preserve the “un-factor” which permeates Gray’s entire poetic production. The translation strategies employed range from the linguistic and etymological study of Italian negative prefixes or periphrases to the creation of neologisms. The purpose is to achieve what Zdanys (1982) called “affective equivalents”, namely a type of objective correlative which can capture as many of the cognitive implications of the original as possible. Riassunto -La caratteristica della prima raccolta di poesie di Alasdair Gray è la predominanza dei temi della perdita, dell’assenza e del vuoto in tutte le loro manifestazioni. L’autore esplora l’assenza dell’amata, lontana o dipartita, l’assenza di significato, di Dio, della luce e del calore. La mia traduzione di Old Negatives si è dunque concentrata soprattutto sull’analisi della poetica di “assenze e rovesciamenti”, prestando particolare attenzione ai fenomeni linguistici di negazione. Più o meno deliberatamente, Gray sottolinea questo aspetto utilizzando un numero incredibilmente alto di aggettivi e verbi che iniziano col prefisso negativo inglese ‘un-’, coniando anche parecchi neologismi. In questo scenario, ho ritenuto opportuno spiegare le strategie di traduzione adottate (che spaziano dallo studio linguistico ed etimologico dei prefissi negativi italiani alla necessità di ricorrere a perifrasi, fino alla scelta di coniare dei neologismi) al fine di preservare il “fattore –un” che permea l’intera raccolta. Lo scopo è ottenere ciò che Newmark ha definito un “effetto equivalente” e trovare quelli che secondo Zydanis sono gli “equivalenti affettivi”, un tipo di correlativo oggettivo che riesce a catturare il maggior numero possibile delle implicazioni cognitive dell’originale.

Keywords