Acta Otorhinolaryngologica Italica (Apr 2016)

Approccio endoscopico endonasale alla giunzione craniocervicale: l’importanza di preservare o ricostruire l’arco anteriore dell’atlante

  • M. RE,
  • M. IACOANGELI,
  • L. DI SOMMA,
  • L. ALVARO,
  • D. NASI,
  • G. MAGLIULO,
  • F.M. GIOACCHINI,
  • D. FRADEANI,
  • M. SCERRATI

DOI
https://doi.org/10.14639/0392-100X-647
Journal volume & issue
Vol. 36, no. 2
pp. 107 – 118

Abstract

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Riportiamo la nostra esperienza con l’approccio endoscopico endonasale (EEA) in una serie consecutiva di 10 pazienti affetti da lesioni anteriori della giunzione cranio-cervicale. L’obiettivo dello studio è analizzare l’outcome di questi pazienti focalizzando l’attenzione sulla possibilità di preservare o ricostruire l’arco anteriore di C1, quale importante elemento di stabilità della giunzione cranio-cervicale. Dal gennaio 2009 al dicembre 2013, 10 pazienti con patologia della giunzione craniocervicale sono stati operati mediante approccio endoscopico endonasale. Le lesioni trattate includevano 4 casi di non riducibile compressione bulbo-midollare extradurale anteriore della giunzione (secondarie ad artrite reumatoide o anomalie della giunzione), 4 casi di fratture inveterate di C1 o del dente dell’epistrofeo e 2 casi lesioni tumorali. La valutazione clinica pre- e postoperatoria è stata effettuata mediante la scala di Ranawat per i casi di artrite reumatoide e di Nurick per gli altri. Il follow-up radiologico comprendeva invece RM, TC e RX con prove morfo-dinamiche per eventuale preesistente severa instabilità. Dopo l’approccio EEA puro alla giunzione craniocervicale, nessun paziente ha presentato un peggioramento neurologico, né si sono verificate significative complicanze. Al follow-up medio di 31 mesi (range 14-73 mesi), un miglioramento di almeno un livello della classificazione Ranawat o Nurick si è osservato in 6 pazienti mentre gli altri 4 sono rimasti stabili. Il follow-up neuroradiologico ha documentato in tutti i casi un’adeguata decompressione bulbo-midollare, mentre nei casi di frattura di C1 o C2 una regolare fusione ossea delle rime di frattura. Nessun paziente ha presentato segni di instabilità e non è stata pertanto necessaria alcuna procedura di stabilizzazione e fusione posteriore. L’approccio endoscopico endonasale garantisce un’adeguata esposizione delle lesioni antero-mediali della giunzione craniocervicale. Nella nostra serie di pazienti tale procedura ha permesso di preservare o ricostruire l’arco anteriore di C1, evitando quindi una sintesi posteriore e la relativa perdita di movimento rotazionale C0-C2 e l’instabilità subassiale.