Versants (Oct 2018)

Un vortice binario. Lingua e dialetto in "Verderame" di Michele Mari

  • Diego Varini

DOI
https://doi.org/10.22015//V.RSLR/65.2.11
Journal volume & issue
Vol. 2, no. 65

Abstract

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Scopo dell’articolo è inquadrare l’architettura compositiva e linguistica del romanzo Verderame (2007) sullo sfondo della poetica di Michele Mari. La naturale vocazione al pastiche e all’intarsio delle lingue e dei dialetti tipica dello scrittore viene ricondotta all’atteggiamento fondamentalmente antiregolistico che caratterizza in primo luogo le enciclopediche frequentazioni di Mari nella sua veste di studioso accademico e di critico: a partire da una concezione dei valori letterari che privilegia costantemente l’anomalia e la stravaganza come segnali di una tensione gnoseologica sottesa alla ricerca di uno stile svincolato da qualunque inerte acquiescenza a codici e norme ricevute. In particolare, il discorso si appunta sul rapporto di esplicita contiguità che annoda le pagine di Verderame all’espressionistica mescidanza sperimentata nel Novecento italiano dalle pagine di Gadda, nel segno comune di una peculiare inserzione di elementi brutalmente dialettali entro il tessuto polifonico di una prosa aulica e vertigino-samente libresca.