Italies (Dec 2008)

Un cane alla corte imperiale di Vienna : i ritratti del « famoso Pattatocco »

  • Enrico Lucchese

DOI
https://doi.org/10.4000/italies.2175
Journal volume & issue
Vol. 12
pp. 397 – 408

Abstract

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Menzionato in due lettere del 1726 di Apostolo Zeno, Pattatocco, il cane del friulano Daniele Antonio Bertoli, artista di corte a Vienna nella prima metà del Settecento, deve il suo curioso nome a un intermezzo comico, su libretto di Pietro Pariati, di undici anni prima. Celebre per azioni poco rispettose dell’etichetta cortigiana, meritò perfino un poema, la Pattatocheide, ricordata da Giandomenico Bertoli, il cui modello può essere individuato in un’opera pubblicata nel 1698 a Venezia riguardante Taccone, il cane di Girolamo Albrizzi. Di Pattatocco e di Daniele Antonio Bertoli, inseparabili compagni anche durante il viaggio in Italia di quest’ultimo (1726-1727) ad acquistare opere per il Museo Cesareo, esiste un ritratto inciso e la notevole caricatura dell’amico veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo, opera che meglio di tutte mostra il rapporto che correva tra il ribaldo levriero e il suo « pigrissimo » padrone. Sopra la porta d’entrata del coevo palazzo Fürstenberg, a Vienna, sono scolpiti a tutto tondo due cani affrontati che paiono puntuali effigi di Pattatocco, mentre l’immagine del levriero, in tutto simile a quello di Bertoli, visibile nel più tardo Ritratto di gruppo di Jacopo Amigoni, con Metastasio, i cantanti Castellini e Farinelli e lo stesso pittore veneziano, può essere considerato, se non ritratto di un suo discendente, comunque omaggio al « famoso Pattatocco » e al mondo che aveva conosciuto.

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