Between (Nov 2017)

Angus Fletcher, <i>The Topological Imagination. Spheres, Edges, and Islands</i>

  • Corrado Confalonieri

DOI
https://doi.org/10.13125/2039-6597/3168
Journal volume & issue
Vol. 7, no. 14

Abstract

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Perduta la possibilità dell’innocenza, diceva Umberto Eco nella postfazione al Nome della rosa, rimane la soluzione dell’ironia. Era il passaggio dal «moderno» al «post-moderno», dal «ti amo disperatamente» di Liala alla coscienza che quella dichiarazione d’amore era stata già scritta, e che per poterla ripetere serviva rivisitarla consapevolmente, citarla: «come direbbe Liala, ti amo disperatamente». La storia è piena di innocenze perdute e poi ritrovate, o almeno rimodulate in via ironica («potremmo dire», scriveva appunto Eco, «che ogni epoca ha il proprio post-moderno»): lo è la storia dell’arte, ma lo è anche la storia della critica, che, se non è sempre generosa in fatto di ironia, abbonda spesso in esplicite prese di coscienza con cui, per riprendere ancora una volta le parole di Eco, si «cerca di regolare i conti con il proprio passato».