ABside (Sep 2020)
Decolonizzare il museo. Tate Modern e Brooklyn Museum fra nuovo istituzionalismo e attivismo
Abstract
Nel 2018 il Brooklyn Museum di New York ha annunciato la decisione di assumere una donna bianca come curatrice della sua collezione africana provocando le reazioni nel mondo dell’attivismo. Collettivi come Decolonize This Place, da sempre impegnati per ottenere maggiore inclusione nelle istituzioni pubbliche, hanno espresso la necessità di un cambiamento delle narrazioni e delle pratiche museali, considerate ancora come fortemente etnocentriche. Questo episodio si inserisce in un più ampio fenomeno. Considerato il potenziale didattico dei musei ed il fatto che rappresentano l’ideale di libertà democratica, gli attivisti hanno tentato negli ultimi decenni di ingaggiare un confronto diretto con queste istituzioni. Attacchi sui social media, manifestazioni e lettere aperte sembrano avere in questo contesto lo stesso obiettivo: decolonizzare i musei dall’esterno. Attraverso l’analisi comparativa delle narrazioni e delle pratiche curatoriali adottate da due importanti musei anglosassoni, la Tate Modern e il Booklyn Museum, ed utilizzando la critica post-coloniale come punto di riferimento teorico, questo articolo tenta di comprendere l’impatto che il movimento degli attivisti sta avendo nel dibattito istituzionale su accessibilità e inclusione nei musei.
Keywords