Humanities (Oct 2022)
Una relazione unilaterale? Considerazioni sui rapporti ungaro-italiani tra le due guerre mondiali
Abstract
Nel secolo scorso, durante il ventennio tra le due guerre mondiali, al massimo vertice della politica ungherese non fu assolutamente indifferente quello che si pensava in Italia dell’Ungheria; la quale, come ebbe a dire nel giugno del 1928 davanti al Senato del Regno il capo indiscusso del governo italiano, Benito Mussolini, può contare sull’amicizia dell'Italia. Si può riconoscere che si è tagliato troppo sul vivo, nelle determinazioni territoriali del trattato del Trianon, e si può aggiungere che nel bacino danubiano l'Ungheria assolve da un millennio a una missione storica di ordine essenziale. Il popolo ungherese, fervido di patriottismo, conscio della sua forza, tenace lavoratore in tempo di pace, merita migliore destino. Non solo da un punto di vista dell'equità universale, ma anche nell'interesse dell'Italia, è bene che si realizzi questo migliore destino del popolo magiaro. Le parole di Mussolini furono accolte molto positivamente in Ungheria e le sue prese di posizione contro i trattati di pace della Prima guerra mondiale suonavano bene alle orecchie degli ungheresi, corrispondendo perfettamente alle loro aspettative: "Ho avuto talvolta occasione di dichiarare – così si esprimeva in quella stessa occasione il capo del governo italiano – che i trattati di pace non sono eterni. Ciò dissi una prima volta dal mio banco di deputato e successivamente come capo del Governo in discorsi o interviste. [...] Nessun trattato è mai stato eterno, poiché il mondo cammina, i popoli si costituiscono, crescono, declinano, qualche volta muoiono: l’eternità di un trattato significherebbe che a un dato momento l’umanità, per un mostruoso prodigio, avrebbe subito un processo di mummificazione, in altri termini, sarebbe morta". Il presente contributo si prefigge il compito di fare solo qualche considerazione sulle relazioni ungaro-italiane tra le due guerre mondiali, ossia sull’immagine che dell’Ungheria e dell’Italia si ha, rispettivamente, presso l’opinione pubblica dell’altro Paese.