Alia (Mar 2013)

Passioni e follia. Una mise en scène: "Fabula docet"

  • Graziano Martignoni,
  • Ornella Manzocchi,
  • Rosiney Amorim-Keller

Journal volume & issue
Vol. 2
pp. 46 – 67

Abstract

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L’esperienza didattico-formativa che qui presentiamo, si iscrive nel Modulo “Sofferenze Psichiche” del secondo semestre del Bachelor in Lavoro Sociale presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Il vertice epistemico a partire dal quale noi trattiamo la so erenza psichica, fa riferimento al paradigma narrativo. Un paradigma declinato in momenti formativi a volte più tradizionali (la lezione e i seminari) altri più esperienziali attorno a ciò che significa incontrare il discorso dell’Altro, attraverso la lettura di testi letterari, centrati sul rapporto tra la malattia, l’anima so erente e la cura, e il confronto con frammenti della tragedia greca. Un confronto testuale che ha dato vita a una mise en scène, avvenuta alla fine del Modulo presso il Teatro Sociale di Arogno e che ha visto la partecipazione appassionata di tutti i 70 studenti iscritti. Questa proposta formativa trae la sua originalità dal fatto di far vivere in prima persona agli studenti un rapporto con le parole, i gesti e i vissuti che appartengono all’esperienza della follia. La mise en scène non vuole essere un laboratorio teatrale in senso stretto, né un setting di giochi di ruolo, ma una pratica e una condivisione narrativa che vede attorno a un testo antico, sorgere una comprensione più intima delle dimensioni della alienità-follia, che rimane, al di là della distanza temporale che ci separa dalla tragedia greca, di grande attualità. Con il termine “Sofferenze psichiche” si pone infatti, al centro della riflessione didattico-formativa la dimensione del vissuto, l’Erlebnis, sia di chi vive in prima persona le contraddizioni e le lacerazioni della propria alienità e ne è drammaticamente abitato, sia di chi vi si avvicina, come operatore sociale e psico-sociale, nel quotidiano gesto di aiuto e di cura. Leggere e mettere in scena la tragedia ci permette di comprendere una dimensione della follia che non può essere appresa soltanto attraverso lo studio di teorie e di testi scienti ci. La follia, che sta al cuore non solo della malattia, ma soprattutto dell’esistenza umana, ci o re una chiave di lettura dell’umano che abita ogni uomo. Il dramma dell’umano esistere richiedeva allora come oggi un “luogo” e una “parola” entro i quali essere avvicinato e vissuto in una “giusta distanza”. Questa è stata ed é la funzione catartica individuale e collettiva della tragedia antica, che ancora ai giorni nostri ci cattura e seduce. La nostra proposta formativa iniziata già nell’anno accademico 2010/2011, e che il nostro gruppo di lavoro intende continuare, rivela l’importanza delle Mùsiké (arti dinamiche) nella formazione professionale del futuro operatore sociale.

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