M@GM@ (Apr 2019)
Alcuni miti siciliani nelle «Metamorfosi» di Ovidio: Cerere e Proserpina, Anapo e Ciane, Alfeo e Aretusa
Abstract
È dunque possibile leggere questi miti siciliani di Ovidio dalla prospettiva dell’esilio, che evoca senza dubbio una delle immagini più intense dell’insularità (partire da un luogo, un’isola; approdare in un luogo, un’isola). Si sbaglierebbe quindi a pensare l’insularità come un luogo fisico delimitato da un perimetro che lo racchiude e lo separa dal resto, come l’appartenenza a un’isola geografica che produce precisi effetti psicologici e culturali su chi vi è nato. Certo è tutto questo, e si è senza dubbio marcati da una origine insulare reale, come ben sanno ad esempio quasi tutti gli scrittori siciliani moderni che non sono riusciti ad abbandonare l’isola anche quando ne sono fuggiti assai lontano. Allora cos’è che caratterizza quest’altra più complessa figura dell’insularità? Stando ai miti siciliani narrati da Ovidio, Cerere e Proserpina, Anapo e Ciane, Alfeo e Aretusa, e per attenerci al nostro testo, possiamo definirla come una delle figure di una impossibile fusione e quindi di una violenta separazione.