Iperstoria (Jun 2023)

Post-postmodernists can’t jump

  • Daniele Giovannone

DOI
https://doi.org/10.13136/2281-4582/2023.i21.1349
Journal volume & issue
no. 21

Abstract

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Il contributo intende analizzare la rappresentazione del basket in “Vanilla Dunk” di Jonathan Lethem. L’ipotesi che si intende dimostrare è che l’autore usi il basket per orchestrare una riflessione meta-letteraria sull’eredità del postmodernismo letterario. Le regole del basket fantascientifico inventato da Lethem si prestano perfettamente a rappresentare alcuni tic della letteratura postmodernista: in “Vanilla Dunk,” ciascun giocatore indossa una ipertuta che gli permette di giocare campionando lo stile di un grande cestista del passato. Questi giocatori costretti a praticare uno sport destinato solo a ripetere all’infinito momenti di partite che sono già state giocate da altri echeggiano le ansie di Lethem e dei suoi contemporanei: cosa vuol dire fare letteratura dopo che una generazione di rivoluzionari ha ribaltato il tavolo della finzione letteraria svelandone i meccanismi nascosti? quando le storie da raccontare sono state esaurite e la letteratura sembra destinata a rappresentare sempre e solo sé stessa? Facendo leva sulle analisi del postmodernismo letterario condotte tra gli altri da Patricia Waugh e John Barth, il saggio intende soffermarsi in particolare sui tre personaggi principali del racconto, che incarnano altrettante possibili strategie per relazionarsi con questa ingombrante eredità. Tra una accettazione acritica ma superficiale del funambolismo stilistico postmodernista e un ritorno a un realismo ormai anacronistico, Lethem sembra invocare la necessità di una terza via. Il saggio tenta infine di definire i connotati di questa terza via, analizzando il finale del racconto di Lethem alla luce delle riflessioni di David Foster Wallace sugli anti-rebels letterari.

Keywords