History of Classical Scholarship (Jun 2023)
“Un gran volume di forse 50 trattati di Galeno”: una lettera di Filippo Niccolozzi, i Giunti e il miraggio delle biblioteche orientali
Abstract
Dopo un’introduzione sulla rivalità che, nel corso del Cinquecento, contrappose a Venezia gli editori Giunti e Valgrisio, entrambi impegnati a stampare gli Opera omnia di Galeno, si trascrivono ampie parti di una lettera finora misconosciuta, conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze. Si tratta di una missiva risalente all’aprile 1565 del medico Filippo Niccolozzi, nipote di Tommaso e Giovanni Maria Giunti, indirizzata a Firenze al maggiordomo granducale Luigi Gherardi da Borgo San Sepolcro. Niccolozzi, oltre a fornire informazioni sugli zii e a menzionare i medici umanisti Jacopo Antonio Mariscotti e Agostino Gadaldini, parla di un enigmatico monaco greco di nome “Theoglipto” che avrebbe ottenuto cinquecento scudi d’oro per recarsi “in Grecia” a recuperare un favoloso codice galenico contenente, tra l’altro, il perduto De demonstratione, intorno al quale in quegli anni è documentabile un notevole interesse. Con ogni probabilità si trattò di una truffa o di un abbaglio, da inquadrare però nel particolare clima di competizione editoriale, nonché di spregiudicata ricerca e “creazione” di inediti galenici, attestato all’epoca a Venezia e alimentato dal perdurante mito delle favolose biblioteche bizantine e postbizantine. After an introduction on the rivalry that pitted against each other the publishers Giunti and Valgrisio, both engaged in printing Galen’s Opera omnia in Venice during the sixteenth century, large portions of a hitherto unnoticed letter preserved in the State Archives of Florence are transcribed. It is a missive dated April 1565 from physician Filippo Niccolozzi, nephew of Tommaso and Giovanni Maria Giunti, addressed from Venice to the Grand Ducal chamberlain Luigi Gherardi in Florence. Niccolozzi, in addition to providing information about his uncles, and mentioning the humanist physicians Jacopo Antonio Mariscotti and Agostino Gadaldini, speaks of an enigmatic Greek monk named “Theoglipto”, who allegedly obtained five hundred gold scudi to travel “to Greece” to retrieve a fabulous Galen codex containing, among other things, the lost De demonstratione, around which considerable interest can be documented in those very years. In all likelihood, this was a swindle or a blunder, to be framed, however, in the particular climate of publishing competition, and also of reckless research and “creation” of unpublished galenic manuscripts, attested at the time in Venice, and fueled by the enduring myth of fabulous Byzantine and post-Byzantine libraries.