Journal of Biomedical Practitioners (Dec 2021)

Studio della mammella con protesi in tomosintesi

  • Enrico Pofi,
  • Rosella Stella,
  • Roberta Fedele,
  • Sara Vecchio,
  • Domenica D'Ottavio,
  • Ilria Valenti

DOI
https://doi.org/10.13135/2532-7925/6377
Journal volume & issue
Vol. 5, no. 2

Abstract

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OBIETTIVO Ottimizzazione di un protocollo a bassa dose con tecnica Tomosintesi per lo studio delle mammelle con protesi, nel percorso di screening. INTRODUZIONE ALLO STUDIO le linee guida in Italia, in UK e negli Stati Uniti concordano che la mammografia 2D, in presenza di protesi, non offra una diagnosi affidabile e pertanto invitano ad effettuare anche la manovra di Eklund. A causa della tipica radiopacità delle protesi, la Tomosintesi, attualmente, non rappresenta la tecnica di elezione per lo screening di questo tipo di mammelle. Abbiamo voluto sperimentare un protocollo in cui sia possibile utilizzare la Tomosintesi per dare maggiori informazioni diagnostiche anche in presenza di protesi mammarie, conciliando l’aspetto tecnico, metodologico e dosimetrico. MATERIALI E METODI Sono state arruolate in totale 53 donne che hanno aderito al programma di screening della mammella, riservato a donne con protesi di età compresa tra i 50 ed i 74 anni, nella ASL Roma 1. A queste donne è stato chiesto il consenso di acquisire le immagini anche con la Tomosintesi. In un primo gruppo di 15 donne, utilizzando una configurazione standard per l’algoritmo di controllo automatico dell’esposizione (AEC) presente sul mammografo IMS Giotto Class, sono state acquisite otto proiezioni, di cui quattro con mammografia digitale con protesi inclusa, e quattro in Tomosintesi con manovra di Eklund. In un secondo gruppo di 38 donne si è attivata una configurazione a bassa dose dell’AEC. L’età media delle donne che hanno fatto parte dello studio è compresa tra i 50 ed i 65 anni. Una donna rientrava nel programma di screening dopo 10 anni dall’intervento di quadrantectomia. RISULTATI Dall’analisi e dal confronto dei dati acquisiti nelle diverse modalità di studio è emerso che allo studio in modalità Mammografia, con le sole quattro proiezioni a protesi inclusa, con esposimetro standard, è associata una dose media ghiandolare di 7.5 mGy. Se si effettua anche la manovra di Eklund in modalità Tomosintesi si espone la donna ad una media di 11 mGy totali. Ad una configurazione a bassa dose dell’AEC, per le otto proiezioni, acquisite anche in tomosintesi, è associata una dose media ghiandolare pari a 9,2 mGy totali. Questa configurazione dedicata consente di abbassare la dose del 15%, mantenendo adeguata la qualità delle immagini. DISCUSSIONE Al momento attuale la Tomosintesi per lo studio delle mammelle con protesi non è ancora considerata un valido test diagnostico, principalmente a causa dell’ingombro della protesi; tuttavia, i risultati di questo test sembrano rendere ipotizzabile un suo efficace utilizzo. CONCLUSIONI La metodica di studio sperimentata è basata sulle migliori pratiche e sulle più innovative tecnologie appositamente progettate per la mammografia. Si è dimostrata in grado di migliorare l’accuratezza dei test di screening, ha garantito una dose ghiandolare controllata ed un risultato iconografico adeguato. Diffondendo tale metodologia potremmo essere in grado di aumentare il livello qualitativo delle prestazioni nel target identificato.

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