Between (May 2021)

Il tema del suicidio nel primo Svevo tra etica, psichiatria e scienze sociali

  • Mario Sechi

DOI
https://doi.org/10.13125/2039-6597/4384
Journal volume & issue
Vol. 11, no. 21

Abstract

Read online

Questo saggio si propone di verificare sul testo dei capitoli finali del romanzo Una vita (1892), al di là della fondamentale ispirazione schopenhaueriana dichiarata dall’autore e già largamente verificata dagli studiosi, la convergenza con una serie di studi e teorizzazioni sul suicidio proposti da medici e sociologi di fine Ottocento, da Enrico Morselli (1879) a Émile Durkheim (1897). Nella rappresentazione della coazione suicidaria del personaggio romanzesco, appare evidente l’incidenza di dinamiche non conscie di adempimento dell’imperativo morale, in cui sempre si riflette e si maschera, come Freud dimostrerà in Lutto e melanconia (1917), il narcisismo autodistruttivo del soggetto. La dimensione comparatistica di questo lavoro attiene alle convergenze tematiche ed epistemologiche tra discorso narrativo e discorso filosofico-scientifico, al di là di ogni schematica ipotesi di derivazione o di influenza dell’uno sull’altro o viceversa. Per certi versi la progressiva messa a punto del carattere dell’inetto, cui Svevo attende già dagli esordi, e che condurrà alla teorizzazione dell’”abbozzo” (1907), ossia del tipo umano non fissato e non adattato alla norma, e capace proprio perciò di adattarsi continuamente ai processi evolutivi della società moderna, combacia in punti rilevanti con le ipotesi avanzate da Durkheim a proposito della moderna nevrastenia, e ben si accorda con l’impostazione del citato saggio di Morselli, che fu il primo a prospettare l’interpretazione del suicidio anche e soprattutto come fenomeno sociale.

Keywords