Between (Jan 2017)
Parodying Lolita. Irony and its roles in the adaptations of Vladimir Nabokov’s masterpiece
Abstract
Nel percorso di canonizzazione grazie a cui un’opera si trasforma in un classico, la parodia costituisce spesso una tappa obbligata. Si direbbe quindi che la sottrazione dell’aura o, meglio, la manipolazione in chiave dissacrante sia tra i prerequisiti necessari a garantire l’inclusione negli esclusivi ranghi della tradizione. Guardando alla storia letteraria del Novecento si potrebbero d’altronde trovare varie conferme di questa ipotesi, ma anche qualche clamorosa smentita. Si considerino, ad esempio, le trasposizioni filmiche tratte da Lolita, romanzo vittima di innumerevoli fraintendimenti e trasformazioni. Sebbene lo stesso Nabokov si lamentasse della tendenza del grande pubblico a farsi abbagliare dagli aspetti pruriginosi della vicenda, trascurandone il sottile humor, i due registi che si sono cimentati nel portare Lolita sul grande schermo – Stanley Kubrick e Adrian Lyne – sembrano aver frainteso lo spirito di questa indicazione. Nei rispettivi adattamenti ne hanno, infatti, stravolto completamente il senso: l’uno adottando una mise-en-scène di taglio classicheggiante volta a attenuare lo shock prodotto dall’ipotesto; l’altro enfatizzandone il lato scabroso e solleticando gli appetiti voyeuristici dello spettatore. Nel corso della mia analisi intendo dunque ricostruire le motivazioni di un simile, duplice “tradimento”, cercando di illustrare come esso abbia ridefinito l’aura del romanzo nabokoviano, nonché l’intenzione autoriale di partenza.
Keywords