Between (Nov 2014)
Vortexes, Spirals, Tetrads: McLuhan’s Hyper-Language as a (Digital) Tool for (Old and New) Storytelling
Abstract
Marshall McLuhan è conosciuto soprattutto come studioso dei media, ora recuperato anche nell’ambito degli studi letterari che indagano il divenire di nuove forme di narrazione ‘digitale’. Questo contributo intende, però, recuperare Marshall McLuhan e la sua scrittura a mosaico come ‘soggetti letterari’, suggerendo come le radici della comunicazione del critico canadese (e, di conseguenza, di tutte le sue esplorazioni nel campo dei media e della tecnologia) risiedano nel suo essere stato, prima di tutto, Professore di Letteratura. La formazione umanistica tradizionale acquisita negli anni Trenta del secolo scorso durante il dottorato all’Università di Cambridge, UK, è il terreno sul quale McLuhan innesta le sperimentazioni degli autori modernisti a lui cari: Joyce, Pound, Lewis, Eliot, Ford suggeriranno a McLuhan nuove euristiche capaci anche di illuminare sui nuovi processi culturali a lui coevi. Il ‘mosaico’ di McLuhan si configura così come scrittura ‘digitale’ ante litteram, suscitando l’interesse di autori e artisti delle nuove avanguardie di metà secolo: da Harley Parker, a Wilfred Watson, a Sorel Etrog. La forma interattiva e performativa della scrittura mcluhaniana, sviluppata a partire da sonde verbali paratattiche, sollecita una partecipazione attiva del lettore attraverso dinamiche multisensoriali e sinestetiche. Recuperare McLuhan e il suo ‘mosaico’ quali soggetti letterari aiuta a cogliere il potenziale che la ricerca umanistica può e deve continuare ad avere in epoca di grandi trasformazioni tecnologiche e sociali.
Keywords