Dictynna (Nov 2010)

Stile didascalico e verità del mito in un exemplum ovidiano : Ars amatoria 1, 623-6

  • Federica Bessone

Journal volume & issue
Vol. 2

Abstract

Read online

Nell'Ars amatoria l'uso ironico degli exempla mitologici rientra nella parodia del genere didascalico. Per dimostrare che le blanditiae piacciono anche alle donne caste e vergini, il maestro d'amore ricorda che Giunone e Atena si vergognano “ancora adesso” di non aver vinto il Giudizio di Paride. L'impiego di una formula didascalica lucreziana dà scherzosamente una pretesa di scientificità a un exemplum tratto dal mito, e da un mito spesso contestato per il suo contenuto incredibile e scandaloso. Ovidio dà una risposta polemica alla critica razionalistica del mito espressa nelle Troiane di Euripide: benché disinteressate al matrimonio, anche la sposa di Giove e la dea vergine per scelta dovevano desiderare ardentemente l'elogio della bellezza, essendo soggette come qualsiasi donna ed essere vivente alla legge della vanità universale. La prova viene dal seguito del mito stesso: lo stilema eziologico nunc quoque rimanda al proemio dell'Eneide, dove il giudizio di Paride è una delle motivazioni antiche dell'ira di Giunone, motore del poema. Il rimando al testo nazionale dei Romani garantisce la verità del mito preso a paradigma dal maestro d'amore: per quanto problematico, quel racconto mitico ha una sua realtà indubitabile; l'esistenza dell'Eneide è la prova – poetica – che l'offesa nella vanità è per Giunone una ferita che perdura. Svincolato ormai dalle sue pretese di veridicità, il mito può riaffermare qui, per gli scopi argomentativi del praeceptor amoris, la sua incontestabile verità letteraria ed ‘umana’.

Keywords