Disegnare con (Jul 2015)
Image-based modeling, metodologie di rilievo low-cost per svelare le geometrie nascoste. La chiesa di Sant'Eligio al mercato a Napoli
Abstract
Il contributo s'inserisce nell'ambito di una ricerca più ampia sugli edifici gotici di epoca angioina a Napoli che ha come obiettivo quello di definire un percorso metodologico per la lettura del gotico partenopeo in relazione alle originarie matrici francesi.La comprensione di un sistema compositivo presuppone la conoscenza del linguaggio, del complesso di regole utilizzate nella fase d'ideazione e in quella di costruzione; regole dinamiche che mutano in coerenza con la cultura del tempo. Così come per comprendere l'architettura classica non si può prescindere dal principio della commisurabilità delle singole parti, sia fra loro, sia con l’insieme, "per mezzo di una determinata unità di misura o di un modulo", analogamente per comprendere l'architettura medioevale è necessario conoscere il sistema di proporzionamento utilizzato.Per il costruttore gotico "le proporzioni sono figlie della geometria in architettura come nell’ordine della natura" e "in architettura le proporzioni si stabiliscono in primo luogo sulle leggi di stabilità, le leggi di stabilità derivano dalla geometria".La chiesa di Sant'Eligio, considerata la prima fabbrica angioina realizzata a Napoli nel 1270 per volere di Carlo I d'Angiò, rappresenta uno degli esempi più significati per ricostruire lo sviluppo del gotico napoletano. Interessata nel 1836, durante la restaurazione borbonica, da un intervento di ristrutturazione ad opera dell'architetto Orazio Angelini, che sovrappose alla struttura esistente un complesso apparato decorativo, nel secondo dopoguerra fu riportata alla sua originaria configurazione trecentesca con il restauro realizzato dalla Soprintendenza ai monumenti della Campania.Gli interventi di restauro rendono complessa la lettura e l'interpretazione del monumento che sembra aver subito alterne vicende sin dalla fondazione. Attualmente la chiesa si presenta composta da tre navate con transetto, un abside poligonale e due cappelle ai lati. Come la quasi totalità delle chiese gotiche napoletane sia la navata, sia il transetto, sono coperte da un sistema di capriate, mentre le navate laterali, l'abside e le cappelle sono caratterizzate dalla presenza di volte costolonate. Da un'attenta analisi e dallo studio delle fonti che documentano il restauro, si può ipotizzare che l'originario progetto di Sant'Eligio fosse diverso da quello realizzato, più coerente con i modelli gotici che all'epoca erano ormai consolidati in tutta Europa. Infatti, durante i lavori di restauro sono state, rinvenute al di sotto del pavimento, le tracce delle fondazioni dei pilastri originali, che testimoniano la presenza di un numero doppio di pilastri rispetto allo stato attuale, da questo dato si può presumere che la navata principale doveva essere coperta da un sistema di volte costolonate quadripartite impostate su piedritti più ravvicinati posti in corrispondenza dei capitelli pensili attualmente presenti.Attraverso lo studio della documentazione d'archivio e il rilievo finalizzato a definire l'esatta configurazione geometrica, l'obiettivo è stato quello di ricostruire l'evoluzione dell'edificio, di individuare i tracciati regolatori esistenti e quelli presunti.La scelta della metodologia di rilievo dipende in genere dalla finalità. Nell'ambito della ricerca sull'architettura gotica napoletana il rilievo è lo strumento privilegiato per formulare e verificare ipotesi, per confrontare le configurazione geometriche con i modelli teorici, per analizzare le stratificazioni, per svelare i tracciati ordinatori e per individuare l'esistenza di un sistema di proporzionamento. Fondamentale si è rivelata quindi la possibilità di sperimentare metodologie di rilievo innovative low-cost, basate sull'utilizzo d'immagini per la ricostruzione 3D, che consentono di ottenere tutti i dati necessari alle suddette verifiche senza l'utilizzo di complesse e costose attrezzature. In particolare obiettivi non secondari della ricerca è stato, quindi, quello di sperimentare tecniche SfM (Soft from Motion) per la ricostruzione automatica della nuvola di punti e del modello 3D texturizzato, confrontando le potenzialità di software commerciali e open source, quali Agisoft PhotoScan e VisualSfM.