Dictynna (Nov 2010)

Teseo, la clementia e la punizione dei tiranni: esemplarità e pessimismo nel finale della Tebaide

  • Federica Bessone

Journal volume & issue
Vol. 5

Abstract

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Il ruolo di Teseo e della clementia nel finale della Tebaide si scontrano interpretazioni opposte del poema, in una polarizzazione che riproduce il dibattito critico sull’Eneide. Letture sovversive e pessimistiche, o, al contrario, ottimistiche e celebrative, oscurano la complessità di una chiusa in cui convivono esemplarità e pessimismo, come nelle Supplici di Euripide. La Tebaide è un discorso sul potere che inscrive in sé la coscienza di una crisi; la frattura fra i primi undici libri e il dodicesimo spezza forma epica e discorso politico in due parti complementari e in tensione fra loro: all’epica del nefas si contrappone infine un’epica del vincitore, a una spedizione maledetta una guerra giusta, alla degenerazione del potere assoluto l’apparizione di una regalità clemente; la proposta ideologica del finale sta al resto del poema come il De clementia sta alle tragedie di Seneca: rappresenta uno sforzo di ricostruzione dei valori su cui si fonda l’istituto imperiale. Ripensando in termini attuali l’opposizione fra Atene e Tebe nelle Supplici, Stazio trasforma il confronto euripideo fra democrazia e tirannide in un contrasto fra re e tiranno, fra clementia e inclementia regum, fra Teseo e Creonte. La costruzione del personaggio di Teseo mette in ombra la tradizione catulliana, selezionando i tratti che fanno dell’eroe nazionale ateniese un simbolo politico, adottato dai più vari discorsi del potere. L’associazione di Teseo con la sovranità clemente e con la punizione dei tiranni ha un precedente nell’Hercules furens di Seneca. La moderazione di Teseo in battaglia è illustrata con un paradigma animale (il leone mite con la preda) tradizionale nelle esortazioni alla clementia.

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