Altre Modernità (Sep 2022)

Una Tempesta plurale. L’esperienza di Alessia Gennari con gli attori-detenuti del carcere di Vigevano

  • Beatrice Montorfano

DOI
https://doi.org/10.54103/2035-7680/18695

Abstract

Read online

Viene proposta l’analisi di un caso specifico di contatto con Shakespeare, avvenuto all’interno della produzione teatrale carceraria. Un’isola. Dalla mia finestra si vedono le montagne (2018) è un’opera teatrale che si rapporta a The Tempest sulla base della riscrittura drammaturgica elaborata dalla regista Alessia Gennari, in collaborazione con un cast multinazionale, composto da alcuni detenuti del carcere di Vigevano (PV). Nel copione, si evidenzia un utilizzo frammentario e selezionato della versione italiana del testo shakespeariano. A questo si accompagnano brevi sezioni composte direttamente dai detenuti ed elementi linguistici e culturali di provenienza variegata. In un’istituzione totale, all’interno della quale il ruolo dei detenuti è appiattito su quello convenzionale del criminale, l’attività creativa in ambito teatrale permette di sviluppare forme di resilienza nella costruzione di identità stratificate, nonché di scoprire una condizione come la vulnerabilità, propria e altrui, in apparenza molto lontana da quella della colpevolezza. In questa dimensione, Shakespeare diventa il filtro attraverso cui liberare la propria voce, nello stesso momento in cui il testo di The Tempest, nelle parole di Gennari, assume la funzione di ‘pre-testo’, a servizio del carcere e dei detenuti. Tra autorità shakespeariana e agency dei soggetti marginalizzati si stabilisce dunque un rapporto articolato, sulle cui declinazioni nella pratica drammaturgica e performativa è qui puntata l’attenzione.

Keywords