M@GM@ (Apr 2014)

La legge "sul femminicidio"

  • Maria (Milli) Virgilio

Journal volume & issue
Vol. 12, no. 01

Abstract

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La legge «sul femminicidio» (L. 119/2014) viene analizzata nella sua portata di legge di politica criminale e nel suo significato di primo (preteso) passo legislativo verso un intervento organico, articolato e finanziato per prevenire e contrastare la violenza di genere contro le donne. Si critica la scelta del decreto legge e si analizzano i singoli contenuti, di natura penale: le norme che inaspriscono il trattamento punitivo degli autori; quelle di protezione e tutela, previste per i soggetti “deboli” ed ora estese alle donne, nonché quelle di tutela anticipata e rafforzata. Queste ultime sono ritenute le più significative: l’ammonimento del questore per i casi di «violenza domestica», l’allontanamento d’urgenza della casa familiare disposta dalla polizia giudiziaria e la irrevocabilità per la querela di stalking (nei casi più gravi). Le misure (penali) previste sono finalizzate a far emergere il più possibile il sommerso di violenza maschile contro le donne e a porvi fine; tuttavia possono entrare in frizione con i percorsi di autonomia femminile, perché possono comprimere la volontà della donna che ha subito violenza di genere; sopravanzano il suo consenso, il suo parere e, in sintesi, la sua autonomia: o ne prescindono o la travalicano, realizzando una limitazione dell’autodeterminazione delle donne. Ha prevalso una linea pubblica interventista, agita attraverso gli strumenti della penalità e si è attribuita priorità alle logiche istituzionali repressive rispetto alla libertà femminile: non con la donna, ma anche contro lei stessa.

Keywords