Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy (Oct 2003)

La reintroduzione dell'orso bruno (<em>Ursus arctos</em>) sulle Alpi Centrali: definizione e valutazione delle <em>core area</em> degli individui immessi

  • Andrea Mustoni,
  • Eugenio Carlini,
  • Barbara Chiarenzi,
  • Simonetta Chiozzini,
  • Edoardo Lattuada,
  • Federica Castellani,
  • Sara Davini,
  • Filippo Zibordi,
  • Laura Nave,
  • Adriano Martinoli,
  • Damiano Preatoni

DOI
https://doi.org/10.4404/hystrix-14.0-4216
Journal volume & issue
Vol. 14, no. 0

Abstract

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Per riuscire a salvare il relitto nucleo di orso bruno (<em>Ursus arctos</em>) presente nell'area delle Dolomiti di Brenta da un'estinzione ormai inevitabile, nel 1996 il Parco Naturale Adamello Brenta (Trentino, Italia) ha avviato un progetto che, nell'arco di tempo di quattro anni (1999-2002), ha permesso la liberazione nel territorio trentino di 10 esemplari di orso bruno appartenenti alla popolazione slovena. L'intera operazione ha coinvolto, oltre al Parco (PNAB), la Provincia Autonoma di Trento (PAT) e l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS); il progetto è finanziato dall'Unione Europea, attraverso lo strumento finanziario "<em>Life</em> Natura". Gli individui "fondatori" (3 maschi e 7 femmine), secondo quanto stabilito nello Studio di Fattibilità realizzato dall'INFS, rappresentano il numero minimo di esemplari in grado di rendere possibile, nel lungo periodo (>100 anni), la ricostituzione sulle Alpi centrali di una popolazione di orsi vitale ed in grado di autosostenersi. Al momento della cattura ogni soggetto è stato munito di un radiocollare e di due marche auricolari trasmittenti in modo da poterne seguire gli spostamenti nel nuovo ambiente di vita e studiarne il comportamento spaziale. Il presente lavoro mostra i risultati ottenuti dall'elaborazione dei dati derivanti dall'attività di monitoraggio (<em>radio-tracking</em>) svoltasi tra maggio 1999 (prima campagna di catture e rilasci) e giugno 2002 su un campione di 7 esemplari radiocollarati. La prima fase dell'elaborazione dati ha previsto la creazione di un <em>database</em> personalizzato per ogni orso, in cui tutti i dati relativi alle localizzazioni effettuate sono stati ripartiti nelle 4 stagioni - letargo, post-letargo, stagione degli amori, ricerca della tana di svernamento - che caratterizzano il ciclo annuale del plantigrado. Grazie ad un GIS, per ogni orso sono stati calcolati gli <em>home range</em> compresi tra il 100% ed il 20% delle localizzazioni (fix) a disposizione, utilizzando sia il metodo del Minimo Poligono Convesso (MPC) sia il metodo di Kernel. Successivamente è stata elaborata una procedura standard che ha permesso il calcolo, sempre attraverso entrambi i metodi citati, delle <em>core area</em> annuali e stagionali e di individuare nella <em>core area</em> calcolata con Kernel sul 75% delle localizzazioni totali quella in grado di rappresentare al meglio l'uso interno dello spazio da parte dei soggetti studiati. L'analisi della varianza sulle <em>core area</em>, sia annuali sia stagionali, ha evidenziato che gli orsi hanno un comportamento spaziale spiccatamente individuale, che non è possibile generalizzare separando il campione secondo il sesso, l'anno o l'attitudine alla mobilità o sedentarietà mostrate. Dall'analisi delle <em>core area</em> stagionali è emersa una correlazione positiva tra la stagione e l'ampiezza dell'area occupata. Anche se sono necessarie ulteriori indagini statistiche su un set di dati più consistente, il presente lavoro ha concluso che l'alternanza delle stagioni rappresenta sicuramente un fattore in grado di influenzare l'utilizzo del territorio da parte dei soggetti immessi.